Apprendiamo dalla pagina di Jesi in Comune che l’Amministrazione ha selezionato gli immobili idonei per installare pannelli fotovoltaici, al fine possibilmente (?) di inserirli nella prima Comunità Energetica (CER) cittadina. I tecnici valuteranno il sito considerato migliore per poi procedere.
Come spesso è accaduto è già particolare che la notizia sia diffusa da Jesi in Comune e non dal Comune stesso, dagli assessori coinvolti o dalle forze politiche a loro afferenti (quantomeno Europa Verde); a ulteriore riprova di chi è che prende le decisioni in maggioranza.
Ma tutto è bene SE finisce bene. Si dice che ci vuole tempo per fare le cose adeguatamente, ma l’impressione è che, pressati e in ritardo sul tema, si sia fatta una rapida selezione degli immobili per passare prontamente la palla ai tecnici, sulla base di una comprensione insufficiente. La nostra preoccupazione è che si butti al vento una opportunità tanto utile quanto delicata.
Di cosa stiamo parlando? Occorre una premessa.
Le CER sono lo schema di incentivi per le energie rinnovabili che sostituirà lo Scambio sul Posto, il quale terminerà entro il 2024 anche per chi ne sta già usufruendo; al contempo introduce la possibilità di ottenere vantaggi economici ed ambientali, ma anche sociali.
Il concetto di fondo è che alla rete nazionale poco conviene funzionare come una “batteria” per l’utente, restituendo di sera l’energia diurna in eccesso, sia perché alla sera bisogna accendere centrali più “sporche”, sia perché facendo arrivare energia da una centrale mediamente lontana si hanno perdite e dispersioni. Pertanto si cerca di dare più o meno il medesimo beneficio (se la CER è ben bilanciata) ottimizzando però l’energia prodotta e consumata in loco: in tal caso si concedono dunque non solo incentivi, ma anche lo scomputo degli oneri di sistema. In questo modo l’incentivo c’è se e solo se la comunità ottimizza veramente l’uso di energia rinnovabile.
In questo schema vi sono tre modi in cui una CER può generare benefici economici:
1. autoconsumando sul luogo di installazione del pannello. L’energia che non passa dalla rete, e che evita di acquistarne al prezzo di dettaglio, è quella che ha un ritorno economico maggiore
2. nel momento in cui il produttore non autoconsuma tutta l’energia prodotta, e si ha quindi energia rinnovabile in eccesso, può condividerla e, se nello stesso momento nella CER un altro partecipante “consumer” ne sta usufruendo, allora si genera l’incentivo che si aggiunge al prezzo del Ritiro Dedicato e allo storno degli oneri di sistema (in tutto circa 12 cent/KWh oltre al prezzo attuale all’ingrosso dell’energia)
3. se nessuno all’interno della CER sta consumando l’energia in eccesso, viene riconosciuto solo il Ritiro Dedicato
Tutto il beneficio riconosciuto dal GSE (il gestore della rete) alla persona giuridica preposta a gestire la Comunità può essere redistribuito arbitrariamente secondo quanto definito nello statuto. Si applicano dunque delle politiche. Se ad esempio il Comune si fa capofila e propone a chi aderisce di dedicare tutto il ricavato alla povertà energetica, alla riparazione dei marciapiedi, o a progetti per disabili, può farlo. Chiaramente deve anche attrarre partecipanti utili a compartecipare alla produzione o anche solo a consumarla generando incentivo, in particolare le attività produttive che tipicamente consumano energia di giorno, ovvero quando l’energia viene prodotta.
Insomma, proprio quando serve la politica si passa la mano ai tecnici!
Il punto poi che fa emergere forti dubbi è che gli immobili selezionati (sono dei magazzini) hanno un bassissimo autoconsumo, e si perde così la parte più ricca dei benefici. Un Comune in difficoltà economiche avrebbe maggior vantaggio ad installare i pannelli là dove sono gli uffici. Non vorremmo che l’Amministrazione pensasse a una impostazione in cui il Comune investe denaro in pannelli e semplicemente dona benefici economici ai cittadini: sarebbe un’operazione con un costo e pertanto destinata a fermarsi ad una certa dimensione.
Al contrario, le CER hanno il potenziale di far pagare le tasse al Sole. Parte dei benefici economici possono prima di tutto ripagare i finanziamenti in pochi anni, a costo zero per il Comune, e nel frattempo generare risorse via via crescenti che possono essere reimpiegate in parte per ulteriori investimenti – facendo crescere esponenzialmente il meccanismo -, in parte per remunerare i partecipanti, e in parte per essere utilizzate per iniziative sociali.
Se lo strumento avrà successo, non sarà per il buono o cattivo operato dei tecnici che seguono gli aspetti burocratici, ma per la capacità di visione ed organizzazione che l’Amministrazione saprà esprimere. Ne riparleremo quando l’Amministrazione avrà spiegato come interpreta lo strumento e come intende procedere.